lunedì, novembre 04, 2019

Roffredo Caetani: biografia


roffredo caetani al pianoforte
Giovane musicista
o
Principe di Bassiano?


Un musicista ignoto dal nome illustre

Il cognome Caetani è tra i più noti della storia d’Italia, non fosse altro che per il famoso  papa Bonifacio VIII, cui Dante attribuiva le sventure sue personali e quelle della sua città (e non senza ragione, per cui – da ammiratore del fiero “ghibellin fuggiasco” – io preferirei qualificarlo famigerato più che famoso!). Pochi, invece – anche nell’ambito musicale – conoscono l’ultimo esponente del casato, il musicista Roffredo Caetani, principe di Bassiano, duca di Sermoneta. Lo ignorano le storie della musica: non soltanto quelle più allineate alla furia innovazionista, come il manuale (in 3 voll!) di Cannarozzo e Cimagalli, ma anche il diffusissimo Massimo Mila; e persino Giulio Confalonieri, che pure in una conversazione alla Radio (1950) aveva registrato lo strepitoso successo a Basilea dell’Isola del sole, e ne aveva esaltato “la scrittura elegante”, la “costruzione musicale, salda e variata”, il  melodismo vocale ch’è intenso e comunicativo senz’essere mai enfatico o facilone”. Lo ignorano persino i repertori o dizionari enciclopedici, da quelli più modesti (la Garzantina, Allorto e Ferrari) a quelli più ponderosi. Invano lo cercherete nel Dizionario enciclopedico dell’opera lirica (ed. Le lettere), inutilmente nel monumentale Dizionario della musica e dei musicisti (Utet: 8 voll. di grande formato!) o nei 17 voll. di grande formato dedicati alle biografie della tedesca Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Un po’ più di fortuna avrete inoltrandovi nella foresta dei 29 voll.  del New Grove Dictionary. Nel IV troverete un trafiletto di Raffaele Pozzi, da cui apprenderete che «il suo piccolo ma actractive corpus di opere è orientato verso le forme strumentali ottocentesche, in particolare quelle tedesche».

Eppure è un musicista di valore, riconosciuto, almeno all’estero, già ai primi del secolo. Persino in un ambiente all’epoca viziato da nazionalismo e normalmente ostile alla musica italiana com’era quello francese. Le Figaro (26 maggio 1903) gli riconosce «scrittura elegantissima ed elevatezza d’ispirazione»; «vi s’intravede una natura italiana naturalmente melodiosa, ma affinata dalla frequentazione dei grandi maestri classici e moderni». E arriva addirittura a formulare l’ipotesi che proprio da questo «connubio della franca e chiara melodia con la scienza armonica e strumentale» possa nascere nel futuro «una novella fioritura musicale». Auspicio forse un po’ troppo ottimistico, ma che sembrerebbe condiviso, ancora una ventina d’anni dopo, dal critico musicale della Vossische Zeitung, Max Marschalk, nella recensione alla prima weimariana dell’Hypatia. E, sempre in Germania, l’editore Schott di Magonza pubblica le sue opere, evidentemente riconoscendo loro un valore anche commerciale.
E allora? Perché questa… emarginazione? Cercheremo una risposta a conclusione di questo post. Prima è opportuno dare uno sguardo sintetico allo svolgersi della sua esistenza.

Una vita tutto sommato serena, ma segnata da una grande sciagura

Roffredo Caetani nasce a Roma il 13 ottobre 1871 in una famiglia che alla cura del patrimonio avito associa l’amore per la musica, tanto che Roffredo viene tenuto a battesimo nientemeno che da Franz Liszt. E sarà Liszt il suo primo “ammiratore”, segnalando al nonno Michelangelo le non comuni attitudini musicali del giovanissimo figlioccio. 
roffredo caetani giovinetto
Roffredo giovinetto
(notare la posa imitativa)
 Dopo aver studiato con Sgambati, De Sanctis e Tachinardi, Caetani, desideroso di allargare i propri orizzonti culturali, si reca a Berlino (fine novembre 1893 – fine aprile 1894), dove frequenta concerti, studia Schiller e Goethe, sviluppa simpatie per il buddismo e la filosofia di Schopehauer, compone un paio di opere strumentali e progetta una trilogia dal Ramayana (una passione, questa per la letteratura indiana, che – a mio parere – si alimenta dei contemporanei progressi negli studi di “grammatica comparata” e che, per limitarci solo a qualche esempio in campo musicale, ritroveremo nella Figlia del Re di Lualdi e in Sakùntala di Alfano). In tanto fervore di studi e di opere, poco tempo gli resta per i ricevimenti mondani. (Pare abbia fatto un’eccezione per una cena col Kaiser Guglielmo e consorte).
Da metà ottobre 1894 trascorre un paio di mesi a Vienna, riportandone una delusione. A Vienna, dice, si fa musica solo per divertire…, niente Wagner! Si consola con l’amicizia di Brahms (“la gentilezza in persona”), che però non condivide il suo entusiasmo per il creatore dell’Anello del Nibelungo.
Con il 1897, sostanzialmente concluso il periodo più propriamente formativo, comincia un periodo compositivo se non frenetico, certo piuttosto intenso: metà della produzione musicale di Caetani si situa a cavallo tra due secoli, tra il 1897 e il 1905 . Poi rallenta.
La composizione dell’opera che qui ci interessa, Hypatia, (v. introduzioni storiche qui e qui) è frutto di una lunga elaborazione. La stesura del libretto (che Caetani cura in proprio, sull’esempio dell’ammirato Wagner) dura abbastanza a lungo (appare nel 1910, preceduto – 1908 – da una versione in francese), certamente anche per la necessità di studi preparatori in campo filologico, storico e filosofico (v. riassunto). Ancora più impegnativa, ovviamente, la composizione musicale. Lavoro, peraltro, intralciato da incombenze di altra natura. 

Miss Marguerite Chapin
Miss Marguerite Chapin
nell’intimità della sua abitazione parigina
al tempo in cui conobbe Roffredo Caetani
(Vuillard, 1910)
Nel frattempo, infatti, l’ormai affermato musicista aveva trovato moglie, l’americana Marguerite Chapin. Roffredo la conosce a Parigi, dove lei studia canto, la sposa a Londra, e la porta a vivere a Versailles (1911), in quella Villa Romaine che presto diventerà luogo d’incontro e discussione di letterati e artisti.
Altra ‘distrazione’ dal lavoro attorno a Hypatia è la guerra (Caetani vi prende parte, volontario, da maggio 1916 ad agosto 1917). Ad ogni modo, nel 1918 la partitura dell’opera è ormai completa, ma per la pubblicazione dovrà aspettare il 1924. E solo due anni dopo vedrà, finalmente, la prima esecuzione (Weimar 1926), coronata da successo di pubblico e critica (sia pure non senza qualche riserva).

Nel frattempo l’attività compositiva del musicista langue, probabilmente ostacolata da altri interessi. Tra l’altro, va ricordato che l’entusiasmo attorno agli incontri letterari di Villa Romaine aveva convinto la signora Caetani a fondare una rivista letteraria (Commerce, 1924) che dirige personalmente – certo con la discreta ma solerte collaborazione del marito – fino al 1932, quando il principe decide di trasferirsi con la famiglia nel castello di Ninfa, presso Sermoneta. La sua attività principale, in questo periodo, è probabilmente l’amministrazione del patrimonio familiare.
Marguerite Chapin Caetani
La signora Caetani
Nel 1939 un primo, importante riconoscimento ufficiale: la nomina ad accademico di Santa Cecilia. Breve soddisfazione, presto offuscata da un’immane sciagura. Il 15 dicembre 1940, sul fronte d’Albania, cade, a 25 anni, Camillo Caetani, suo unico figlio maschio, mettendo così fine a una dinastia che per almeno otto secoli aveva influito, nel bene e nel male, nella storia d’Italia.
Il tremendo lutto viene lentamente elaborato. Il 30 gennaio1943, il Teatro dell'Opera di Roma esegue L'isola del sole. A fine guerra la famiglia si trasferisce a Roma, nello storico palazzo del casato, in Via delle Botteghe Oscure. Riprendono gli incontri artistico-letterari, ancora una volta animati dalla signora Caetani che dà vita a una nuova rivista (Botteghe Oscure) che ospiterà scritti di molti tra i principali autori dell’epoca (Tomasi di Lampedusa, Arpino, Anna Banti, Bassani, Calvino, Cassola, Dessì, Carlo Levi, Silone, Pratolini, Soldati, Petroni, Moravia, Brancati, Saba, Montale) oltre a scrittori francesi e anglo-americani.
Nel 1958 ebbe il conforto di vedere trasmessa in Italia (domenica 19 gennaio, terzo programma della radio) la sua indimenticabile Hypatia, diretta da F. Previtali. Nell’intervista concessa per l’occasione alla scrittrice e giornalista Liliana Scalero il compositore ormai ultraottantenne rivela il desiderio di continuare a scrivere (“dei piccoli pezzi sacri e un po’ di musica da camera”. Non so se riuscì a realizzare il suo proposito. Morì solo tre anni dopo (11 aprile 1961), non a Roma come comunemente si crede, bensì a Ninfa, dove si era ritirato. L’Accademia Filarmonica Romana volle onorarne la memoria con un concerto in cui furono eseguite la Sonata per violino e pianoforte, le Dodici variazioni su Chopin e il Trio per pianoforte, violino e violoncello.

Roffredo Caetani nel secondo dopoguerra
Il musicista nel secondo dopoguerra


Perché sconosciuto in Italia

Il problema se l’era già posto Vito Raeli nel 1943. Nella prima parte di un articolo dedicato alla prima dell’Isola del sole, Raeli distingue, accanto ai musicisti professionisti (che esercitano l’arte per guadagnarsi da vivere), la categoria dei “musicisti non professionisti”, i cosiddetti “dilettanti” in senso nobile. E aggiunge:  
«Da qualche tempo, in particolare nel settore della cronaca e della critica giornalistica, si nota il ripetersi ad ogni occasione, del piglio ostentatore di una tal quale indifferenza, quasi anzi il proposito di non fare attenzione – e quindi di tacerne o di discorrerne appena un tantino e senza molto impegno o approfondimento, e pertanto con pochissimo e nessun rispetto – delle opere di musicisti non di professione».
Questo atteggiamento, diffuso quanto ingiustificato, spiegherebbe il contrasto, riscontrato alla prima dell’Isola del sole, tra il favore del pubblico e le riserve di alcuni “frettolosi giudizi critici”. E non manca di sottolineare che Hypatia, nonostante il notevole successo ottenuto a Weimar e in altri due teatri stranieri, non era mai stata eseguita in Italia.
Un’altra spiegazione potrebbe essere suggerita da una lettera di Bruno Walter. Stando a quanto riferito da Luigi Fiorani, il celebre direttore d’orchestra, sollecitato a rappresentare Hypatia all’Opera di Vienna, avrebbe risposto negativamente perché «il senso di musicalità elementare del pubblico che frequenta il teatro esclude che possa godere a pieno di un’opera che può essere eseguita soltanto sotto particolari presupposti». Ora, è vero che la creazione di Caetani non è di immediata accessibilità né per il testo né, ancor meno, per la musica. Tuttavia il successo di Weimar testimonia, a mio parere, che si tratta di una scusa diplomatica (peraltro, non so quanto credibile, e creduta!). E, d’altra parte, la vera o presunta difficoltà della sua musica potrebbe, forse, spiegarne la scarsa popolarità, non il silenzio degli addetti ai lavori. Si pensi a Busoni, di qualche anno più anziano, anche lui più incline alla musica strumentale e interessato a qualunque segno di innovazione: lo ignora completamente; salvo errore da parte mia, non c’è traccia, in nessuno dei suoi scritti, del nome di questo suo non trascurabile collega.
Per quanto mi riguarda, io direi che la ragione più fondata sia quella esposta da Raeli: in sostanza, la sua qualità di outsidercome si direbbe oggi. Ad essa si potrebbe aggiungere il lungo tempo trascorso all’estero, la sua predilezione per generi strumentali, il fatto che i primi successi d’importanza internazionale li avesse ottenuti a Parigi (anche per il solerte interessamento dell’influentissima contessa Greffuhle, come egregiamente dimostrato da Mariantonietta Caroprese). E, non ultima, l’aristocratica riservatezza del duca, felice del successo ma restìo a ricercare appoggi e notorietà.

 
Camillo e Lelia Caetani in un dipinto di Vuillard
Camillo e Lelia Caetani
(Vuillard, 1921)


Riconoscimenti:

-      la bibliografia da me consultata è abbastanza vasta; in questa sede devo limitarmi a citare, tra i contributi più recenti, i saggi contenuti nei «Quaderni di Ninfa /3» (Latina 2011) e, particolarmente importante, il volumetto Roffredo Caetani. Un musicista aristocratico, Atti della «Giornata di studio» (Latina, 23 nov. 2012), curato da Mariantonietta Caroprese, che ne firma anche il primo saggio (Appunti sulla formazione musicale e sull’itinerario artistico dell’ultimo duca di Sermoneta).
-       le foto sono tratte dal sito della Fondazione Roffredo Caetani (I, III e IV), dal citato numero dei «Quaderni di Ninfa» (II e V), dagli Atti della «Giornata di studio» (VI).