sabato, giugno 23, 2018

La lingua del Grande Fratello





ovvero
Manipolazione linguistica a fini politici


Nel post precedente promettevo un intervento dedicato alla lingua del Grande Fratello: Newspeak, o Neolingua.
In realtà la Neolingua orwelliana rappresenta un esempio di gigantesca manipolazione linguistica a fini politici. E le pagine di Orwell dedicate all’argomento sono molto istruttive. Interessanti per chiunque voglia dotarsi di strumenti utili a contrastare efficacemente i tentativi di chi, quotidianamente, tende a manipolare le coscienze in modo subdolo, profondamente invasivo. Insomma, una lettura molto proficua per chi rifiuta di farsi inconsapevole, docile strumento nelle mani di forze interessate alle sue scelte.
Ma un interesse tutto particolare quelle pagine rivestono per chi esercita il mestiere d’insegnante, prezioso per la formazione dei cittadini e perciò svilito e mortificato da politicanti giustamente allarmati all’idea di elettori consapevoli, allenati al pensiero critico, refrattari alle loro non disinteressate lusinghe. Un’approfondita riflessione innescata dal testo orwelliano svelerà, o ribadirà, che genere di forze, che genere di motivazioni stiano dietro alle pluridecennali pressioni per un insegnamento “semplificato” a oltranza, povero di contenuti umani, tanto ben accetto ai cultori della pigrizia mentale. O, quantomeno, sarà utile a intravedere verso quali esiti, umani e politici, sia intrinsecamente orientato – indipendentemente dall’eventuale buonafede di chi lo promuove – un insegnamento linguistico-letterario banalizzato e immiserito, secondo mode provenienti da lontano, e da molti prontamente accolte anche qui da noi vuoi per ristrettezza d'orizzonti mentali, vuoi per cupidigia di popolarità a buon mercato.

Articolazione dell’argomento

Partiremo dalla traduzione di un passo del cap. V (Parte I) di 1984, in cui il tema è impostato con una franchezza che stupirà lo stesso Winston, il protagonista che ormai ben conoscete.
In un post successivo riprenderemo il discorso per sviluppare, alla luce di una singolare “appendice” dell’Autore, gli spunti offerti dal brano – chiarendo obiettivi, strutture e procedure della neolingua – e concludere con una rapida occhiata sul mondo odierno.

Chiarimenti preliminari

Prima di cominciare, permettetemi di fornire un paio di chiarimenti utili alla comprensione del testo.
 Ritroveremo qui una sigla già incontrata nel post precedente: INGSOC. Abbreviazione di Inglish Socialism (in “paleolingua” English Socialism, “socialismo inglese”), Ingsoc è l’ideologia ufficiale, cioè unica, del Superstato “Oceania”. Raggruppa in sé i nostri concetti di ideologia, filosofia, scienze ecc., in un quadro di inviolabile ortodossia.
La seconda espressione meritevole di chiarimento è “proles”. È un vocabolo della neolingua (il termine proprio sarebbe “proletarians”), che indica spregiativamente i proletari, e che io, non senza qualche titubanza – traduco con “prol”. I proletari (i prol!) sono, dunque, dei… fuoriclasse, dei “paria”. O, detto brutalmente, “non sono esseri umani”, come sta per insegnarci l’impagabile Syme. Proprio per questo essi sono estranei alle “amorevoli” preoccupazioni pedagogiche del Partito, e da essi Winston, nei momenti di ottimismo, spera un possibile riscatto, peraltro rinviato a un futuro indeterminato. Addetti ai servizi e ai lavori manuali, i prol sono indotti all’abbrutimento totale. Julia, per esempio (v. post precedente), lavora nel dipartimento del Miniver deputato alla produzione di materiali pornografici destinati ai “proles”. Anche su di loro vigila la polizia, naturalmente. Ma non per rilevare deviazioni dalla correttezza politica. Qui lo scopo è diverso: scoprire per tempo l’eventuale apparizione,  tra i “proles”, di qualche ragazzo… diciamo un po’ troppo sveglio, e risolvere il problema in via preventiva. Mediante abbattimento.


Syme spiega a Winston l’oggetto del suo lavoro

Alla mensa aziendale (siamo negli scantinati del Ministero della Verità) Winston incontra un amico, Syme. Be’, non è proprio l’amico ideale, ma i tempi e l’ambiente sono quelli che sono… Syme è un filologo, e lavora alla compilazione dell’undicesima edizione del Dizionario di Neolingua. La sua passione sono le impiccagioni. Solo lamenta la stoltezza del boia, che a volte lega i piedi del condannato, vanificando così la parte più divertente dello spettacolo: lo scalciare nel vuoto della vittima morente. Parla sempre di questo genere di argomenti. O dei bellissimi effetti di raid aerei su popolazioni inermi. Per stornarlo da questi soggetti non c’è che un mezzo: chiedergli del suo lavoro.

“Come va il Dizionario?” chiese Winston, alzando la voce per sovrastare il rumore.
“A rilento” rispose Syme. “Sto lavorando agli aggettivi. È affascinante”.
Alla menzione della Neolingua il volto gli si era immediatamente illuminato. Spinse di lato il suo tegamino, prese con una delle sue mani delicate la sua fettona di pane, con l’altra il suo cubetto formaggio , e si sporse attraverso il tavolo per poter parlare senza gridare.
“L’Undicesima Edizione è quella definitiva” disse. “Stiamo portando la lingua alla sua forma definitiva, quella che avrà quando nessuno parlerà altro. Quando avremo finito, la gente come te dovrà reimparare la lingua di sana pianta. Tu pensi – lasciamelo dire – che il nostro compito principale consista nell’inventare parole nuove. Ma neanche per sogno! Le parole noi le distruggiamo: a dozzine, a centinaia, ogni giorno. Stiamo scarnendo la lingua fino all’osso. L’Undicesima Edizione non conterrà nemmeno una parola suscettibile di diventare obsoleta prima del 2050”.
Addentò avidamente il pane e mandò giù un paio di bocconi; poi riprese il discorso, con una sorta di passione pedantesca. La sua faccia affilata, bruna, si era animata; gli occhi avevano perso la loro espressione derisoria, apparivano quasi sognanti.
“Bella, la distruzione delle parole! Naturalmente la massa degli scarti si trova tra i verbi e gli aggettivi, ma ci sono centinaia di sostantivi di cui ci si può sbarazzare ugualmente. E non solo i sinonimi; ci sono anche gli antonimi. Dopo tutto, che ragione c’è di avere una parola che è semplicemente l’opposto di qualche altra? Una parola contiene in se stessa il proprio opposto. Prendi “buono”, per esempio. Se hai una parola come “buono”, che necessità c’è di una parola come “cattivo”? “Imbuono” andrà altrettanto bene; meglio, perché, al contrario dell’altra, è l’esatto opposto. O ancora, se vuoi qualcosa di più forte di “buono”, che senso ha disporre di tutta una serie di inutili parole dal significato vago come “eccellente”, “splendido”, e tutto il seguito? “Piubbuono” include il significato; o “bispiubbuono”, se vuoi qualcosa di ancora più forte. Naturalmente queste forme noi le usiamo già, ma nella versione definitiva della Neolingua non ci sarà nient’altro. Alla fine l’intera nozione di bontà e cattiveria sarà coperta da soltanto sei parole; una parola sola, in realtà. Non capisci la bellezza di questo, Winston? L’idea originale è stata del G.F., naturalmente”, aggiunse come per un ripensamento.
Una sorta d’insulsa eccitazione balenò sul viso di Winston alla menzione del Grande Fratello. Tuttavia Syme notò immediatamente una certa mancanza di entusiasmo.
“Tu non hai una reale considerazione per la Neolingua, Winston”, disse con una venatura di tristezza. “Anche quando scrivi in Neolingua, tu stai ancora pensando in Paleolingua. Ho letto qualcuno di quei pezzi che occasionalmente scrivi sul Times. Sono abbastanza buoni, ma sono traduzioni. In cuor tuo, tu preferiresti restare incollato alla Paleolingua, con tutta la sua indeterminatezza e le sue inutili sfumature di significato. Tu non afferri la bellezza della distruzione delle parole. Ma lo sai che la Neolingua è l’unica lingua al mondo il cui vocabolario si restringe ogni anno di più?”.
Winston lo sapeva, naturalmente. Sorrise, in un modo che esprimeva sintonia – sperava – non arrischiandosi a parlare. Syme dette un altro morso al pane scuro, masticò brevemente, e riprese:
“Non capisci che l’obiettivo della Neolingua è di restringere l’estensione del pensiero? Alla fine noi renderemo letteralmente impossibile il reato di pensiero, perché non ci saranno parole con cui esprimerlo. Ogni nozione che potrà mai servire sarà espressa da esattamente una sola parola, col suo significato rigidamente definito, e tutti i significati accessori cancellati o dimenticati. Già nell’Undicesima Edizione non siamo lontani da questa meta. Ma il processo continuerà ancora a lungo dopo che tu e io saremo morti. Ogni anno meno parole, e l’estensione della coscienza sempre un po’ più angusta. Anche ora, naturalmente, non c’è né ragione né scusa per commettere reati di pensiero. È soltanto un problema di autodisciplina, controllo della realtà. Ma alla fine non ci sarà alcun bisogno nemmeno di questo. La Rivoluzione sarà completa quando la lingua sarà perfetta. La Neolingua è l’Ingsoc e l’Ingsoc è la Neolingua”, aggiunse con una sorta di mistica soddisfazione. “Hai mai pensato, Winston, che entro il 2050, ma proprio al più tardi, non esisterà alcun essere umano in grado di capire una conversazione come quella che stiamo facendo in questo momento?”.
“Eccetto…” cominciò Winston esitante, e poi si fermò.
Stava per dire – l’aveva già sulla punta della lingua – “eccetto i prol”, ma si censurò, non sentendosi assolutamente certo che questa osservazione non rischiasse di risultare, in qualche modo, non ortodossa.  Syme, però, aveva indovinato cosa stava per dire.
“I prol non sono esseri umani” disse distrattamente. “Entro il 2050 – ancora prima, probabilmente – ogni effettiva conoscenza della Paleolingua sarà sparita. L’intera letteratura del passato sarà stata distrutta. Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron… esisteranno solo in versione neolingua, non soltanto cambiati in qualcosa di diverso, ma di fatto mutati in qualcosa di contraddittorio rispetto a quello che erano prima. Persino la letteratura del Partito cambierà. Persino gli slogan cambieranno. Come potresti ancora avere uno slogan come “la libertà è schiavitù” una volta abolita la nozione di libertà? Sarà l’intera modalità del pensiero ad essere diversa. Diciamo che non ci sarà pensiero come lo intendiamo ora. Ortodossia significa non pensare… non aver bisogno di pensare. Ortodossia è inconsapevolezza”.

“Lo vaporizzeranno” pensa Winston allarmato. “Uno di questi giorni sparirà nel nulla come vapore. È troppo intelligente. E parla con disarmante chiarezza. Al Partito le persone così non piacciono proprio. Lo vaporizzeranno. Ce l’ha scritto in faccia”. 

Sarà davvero così? Chi vorrà vedrà!


Intanto non dimenticate, tra circa una settimana, di leggere il nuovo post: svilupperemo gli spunti offerti da Syme, e dalla “appendice” dell’Autore, per determinare obiettivi, struttura linguistica e stilistica della neolingua, e, alla luce degli insegnamenti orwelliani, daremo un’occhiata alla situazione odierna.

Nessun commento:

Posta un commento